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Prima che il ciberspazio divenisse una possibilità tecnologica, molti filosofi suggerirono la possibilità dell'esistenza di una realtà "virtuale" simile al ciberspazio. Nella repubblica, platone precisa la sua allegoria della caverna, ampiamente citata come una delle prime realtà concettuali. Egli suggerisce che noi siamo già in una forma di realtà "virtuale" della quale siamo illusi nel pensare che sia vera.
Un altro precursore delle idee moderne del ciberspazio è cartesio, nel suo pensiero che il popolo sia ingannato da un demone malefico che lo nutre con una falsa realtà. Questo argomento è il diretto predecessore delle moderne concezioni del cervello in una vasca, molte concezioni popolari del ciberspazio prendono ispirazione dalle idee di Cartesio.
Gli esponenti americani della controcultura come William S. Burroughs e Timothy Leary furono tra i primi ad esaltare il potenziale dei computer e delle reti di computer per il rafforzamento dell'individuo.
Alcuni filosofi e scienziati contemporanei, impiegano la realtà virtuale in vari esperimenti di pensiero. Per esempio Philip Zhai in Get Real: A Philosophical Adventure in Virtual Reality connette il ciberspazio alla tradizione platonica:
Essendosi originato attraverso gli scrittori, il concetto di ciberspazio rimane molto popolare nella letteratura e nella cinematografia. Sebbene artisti che lavorano nei media abbiano espresso interesse riguardo al concetto di "ciberspazio" nell'arte moderna esso è principalmente usato come sinonimo di "realtà virtuale" e rimane per lo più molto discusso e poco messo in atto.